Ricomincia il campionato di calcio...
Dalle cronache di Bustos Domecq
Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares (1967)
(…) mi congratulai con lui per l’ultimo goal della sua squadra che, nonostante l’intervento alla disperata di Zarlenga e Parodi, aveva segnato il centrale Renovales, dopo il formidabile storico passaggio di Musante. Lusingato per la mia convinta e evidente passione, il Presidente bevve un ultimo sorso, dicendo filosoficamente, come chi pensa a voce alta:
– E pensare che fui io a inventare i loro nomi.
– Sarebbe a dire? – domandai esterefatto – Musante non si chiama Musante? Renovales non è Renovales? (…)
La risposta mi lasciò senza fiato.
– Come? Lei crede ancora al tifo e agli idoli delle folle? Ma dove vive lei?
In quel momento entrò un usciere dall’aria pomposa e mormorò al Presidente che Ferrabas voleva parlargli.
– Ferrabas il telecronista? – esclamai (…)
Ferrabas fece con naturalezza il suo ingresso. La voce del presidente sentenziò:
– Ferrabas, ho già parlato con De Filippo e con Camargo. La prossima volta dobbiamo perdere per due a uno. Il gioco sarà accanito ma non ci racconti ancora il passaggio di Musante a Renovales, che tutti conoscono a memoria. Ci vuole immaginazione, capito?!
Mi feci forza e arrischiai una domanda:
– Ma allora il punteggio è stabilito dall’inizio?
Il Presidente mi fece davvero cadere le braccia.
– Non esiste punteggio, né formazioni né partite. Gli stadi cadono tutti a pezzi. Oggi le cose succedono solo alla televisione e alla radio. La falsa eccitazione dei telecronisti non le ha mai fatto capire che è tutto un imbroglio? L’ultima partita di calcio è stata giocata in questa città il 24 giugno 1937. Da quel momento il calcio è un genere drammatico interpretato da un solo uomo in una cabina di regia o da attori in maglietta e pantaloncini davanti ad un cameraman.
– Non si sa. Tanto varrebbe chiedersi chi ha inventato l’ombrello o l’acqua calda. Il calcio non esiste al di fuori degli studi televisivi. Si convinca, è il frutto dei tempi moderni! (…)
– Presidente, lei mi fa paura – borbottai – Ma allora nel mondo non succede niente?
– Ben poco – rispose flemmatico – Quello che non capisco è il suo stupore. Il genere umano se ne sta a casa, in panciolle sul divano, attento a quello che succede sullo schermo. Che vuol farci? È il nuovo che avanza!
– E se si rompe l’illusione? – dissi con un fil di voce.
– Ma no che non si rompe, – mi tranquillizzò – Stia sicuro, l’illusione non si rompe…