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luglio 08, 2004

BENVENUTI NELLA MACCHINA

Sono passati tre anni da quando ho conosciuto Nella.

“Tanto piacere: Benvenuti Nella, macchina.”
Rimango interdetto. Guardo attorno, mi richiudo la porta alle spalle. L’ufficio è tranquillo, i colleghi sono ancora fuori in pausa pranzo e la penombra delle persiane chiuse tiene fuori un po’ di luce ma non il calore del primo pomeriggio.
Faccio due passi verso la mia scrivania e la voce di ragazza, voce leggermente nasale e birichina, torna a farsi sentire: “Piacere, Nella.” Stavolta ne individuo la provenienza: sulla mia destra, a pochi passi dal mio computer, tra il plotter e il tavolo luminoso. La stampante nuova. Mi siedo.
“Nella sta per Carbonella, papà Benvenuti era uno scanner all’antica e amava quei nomi un po’ vintage, che fanno tanto macchina da cucire… Gli amici però mi chiamano CMYK oppure, per prendermi in giro, “Succhia toner” per via di un vizietto che ho, certe volte quando vado in riscaldamento, vabbé hai capito…”
Ascolto.
“… ideale con i boots magenta…”
Ascolto.
“… ne avevo i cassetti pieni di quel Ciano, così l’ho messo in stand by per un po’. Pensa che è ancora lì, in coda di stampa…”

Ascoltai una macchina da stampa per mezz’ora. Poi rientrarono i miei colleghi e Nella tacque per sempre.

Sono passati tre anni. Lei è morta.
Ora sul display di Nella c’è scritto RIP.
Il fax piange da due giorni, domani passa il carro funebre della Ricoh.