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agosto 29, 2005

Ricomincia il campionato di calcio...


Dalle cronache di Bustos Domecq
Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares (1967)

(…) mi congratulai con lui per l’ultimo goal della sua squadra che, nonostante l’intervento alla disperata di Zarlenga e Parodi, aveva segnato il centrale Renovales, dopo il formidabile storico passaggio di Musante. Lusingato per la mia convinta e evidente passione, il Presidente bevve un ultimo sorso, dicendo filosoficamente, come chi pensa a voce alta:
– E pensare che fui io a inventare i loro nomi.
– Sarebbe a dire? – domandai esterefatto – Musante non si chiama Musante? Renovales non è Renovales? (…)

La risposta mi lasciò senza fiato.
– Come? Lei crede ancora al tifo e agli idoli delle folle? Ma dove vive lei?
In quel momento entrò un usciere dall’aria pomposa e mormorò al Presidente che Ferrabas voleva parlargli.
– Ferrabas il telecronista? – esclamai (…)

Ferrabas fece con naturalezza il suo ingresso. La voce del presidente sentenziò:
– Ferrabas, ho già parlato con De Filippo e con Camargo. La prossima volta dobbiamo perdere per due a uno. Il gioco sarà accanito ma non ci racconti ancora il passaggio di Musante a Renovales, che tutti conoscono a memoria. Ci vuole immaginazione, capito?!
Mi feci forza e arrischiai una domanda:
– Ma allora il punteggio è stabilito dall’inizio?
Il Presidente mi fece davvero cadere le braccia.
– Non esiste punteggio, né formazioni né partite. Gli stadi cadono tutti a pezzi. Oggi le cose succedono solo alla televisione e alla radio. La falsa eccitazione dei telecronisti non le ha mai fatto capire che è tutto un imbroglio? L’ultima partita di calcio è stata giocata in questa città il 24 giugno 1937. Da quel momento il calcio è un genere drammatico interpretato da un solo uomo in una cabina di regia o da attori in maglietta e pantaloncini davanti ad un cameraman.

– Ma chi ha inventato tutto questo? – riuscii a domandare.
– Non si sa. Tanto varrebbe chiedersi chi ha inventato l’ombrello o l’acqua calda. Il calcio non esiste al di fuori degli studi televisivi. Si convinca, è il frutto dei tempi moderni! (…)
– Presidente, lei mi fa paura – borbottai – Ma allora nel mondo non succede niente?
– Ben poco – rispose flemmatico – Quello che non capisco è il suo stupore. Il genere umano se ne sta a casa, in panciolle sul divano, attento a quello che succede sullo schermo. Che vuol farci? È il nuovo che avanza!
– E se si rompe l’illusione? – dissi con un fil di voce.
– Ma no che non si rompe, – mi tranquillizzò – Stia sicuro, l’illusione non si rompe…

agosto 22, 2005

Sostiene Pera

Tratto da Corriere.it
Qui ripreso solo come promemoria. Tanto per ricordarsi che quest'uomo è la seconda carica del nostro Stato. Ricordo anche che quando si parla di lui ricorrono spesso aggettivi come "laico" o "liberale", certo per distinguerlo dai catto-conservatori che lo circondano. Ma forse mi scandalizzo solo perché non seguo abbastanza il programma televisivo del quasi-predecessore di Pera, Irene "Vandea" Pivetti.
Sì, sì, bravi. Alzate il sopracciglio, voi che vivete all'estero...

Marcello Pera al Meeting di Comunione e liberazione (Fotogramma)
Il presidente del Senato ha aperto il meeting di Comunione e liberazione
Pera: «Occidente in grave crisi morale»
«La colpa è del relativismo, per cui ogni cultura è uguale e non si può dire se una è superiore. I relativisti scherzano col fuoco»



RIMINI - L'Occidente oggi è in grave crisi morale perché è la cultura dominante attualmente in Occidente a mettere in pericolo l'Occidente stesso. È l'opinione del presidente del Senato, Marcello Pera, intervenuto all'apertura del meeting di Comunione e liberazione a Rimini. «Fino a quanto si può relegare la religione nel privato, isolarla dalla politica, confinarla nella gabbia della soggettività?».

COLPA DEL RELATIVISMO
- Sostiene Pera che è il «relativismo, la dottrina per la quale tutte le culture sono uguali, che non si possono comparare e non si possono porre su alcuna scala per giudicare se una è meglio dell'altra», l'elemento più preoccupante in questo momento per l'Occidente. «I relativisti scherzano con il fuoco», ha affermato strappando l'applauso ai circa 4 mila presenti. «C’è ancora chi crede che la democrazia sia la faccia istituzionale del relativismo morale. Questo è un errore pericoloso. Una democrazia relativista è vuota, ci fa perdere identità collettiva e ci priva di qualunque senso obiettivo del bene. Provate a togliere qualche agio a questi intellettuali relativisti, provate ad approvare in modo democratico qualche misura che li riguardi (magari la riforma dell'università) e vedrete che passeranno agli strilli, ai girotondi e magari alla resistenza. Tanti laicisti, liberali, socialisti, comunisti e anche qualche cattolico cosiddetto 'adulto' hanno provato a dare un violento colpo di forbice ai valori: ora si accarezzano la guancia per lo schiaffo ricevuto al referendum».

«EUROPA, PERDUTO IL SENSO RELIGIOSO» - Secondo Pera l'Europa è il simbolo di questa crisi. «In Europa si evitano di menzionare nella Costituzione le radici giudaico-cristiane, si condanna un politico (Rocco Buttiglione), anche se si dichiara rispettoso della legge pubblica, perché sull'omosessualità afferma i suoi convincimenti morali cristiani. In Europa si perde il senso religioso dei nostri costumi e della nostra tradizione e si impedisce l'esibizione pubblica di simboli di identità religiosa: mi riferisco alla legge francese sul velo e alla sentenza della nostra Corte costituzionale sul crocifisso». «In Europa - prosegue Pera interrotto continuamente da applausi - rinasce l'antisemitismo e sono più le critiche allo Stato di Israele che gli atteggiamenti di comprensione; in Europa si approvano leggi che disgregano la famiglia e si mettono con arroganza e protervia al voto popolare i valori della persona e della vita (la legge spagnola sulle coppie omosessuali e il referendum italiano sulla fecondazione assistita)».

«MULTICULTURALISMO GENERA APARTHEID E TERRORISTI» - «In Europa si diffonde l'idea relativistica che tutte le culture hanno la stessa dignità etica; si pratica il multiculturalismo come diritto di tutte le comunità, e non importa se genera apartheid, risentimenti e terroristi di seconda generazione. In Europa si alzano le bandiere arcobaleno anche quando si è massacrati e si ritirano le truppe dal fronte della guerra contro il terrorismo anche quando il terrorismo fa vittime in casa nostra: il riferimento è alle marce della pace contro l'America e alla decisione spagnola sull'Iraq».

«PARTITO UNICO» - «Penso che il partito unico, premiership, primarie, neocentrismo e simili siano importanti e dovranno essere affrontate», ha detto Pera. «Ma dopo, non prima. Prima dobbiamo definire la nostra identità. Fissare in quale luogo vogliamo vivere, con chi e come».

«L'IMMIGRAZIONE CI FA DIVENTARE METICCI» - «In Europa la popolazione diminuisce, si apre la porta all'immigrazione incontrollata e si diventa "meticci"». Per Pera è necessaria un’alleanza seria e salda fra laici e credenti «per riaffermare e salvare la nostra identità occidentale, democratica e liberale perché contro di noi è stata dichiarata "una guerra santa"».
«Dobbiamo difendere l'Occidente», ha aggiunto Pera, «perché le nostre libertà e democrazia non sono questioni locali, ma riguardano l'essenza della natura umana. Dobbiamo accettare la sfida e fare la nostra parte».
22 agosto 2005